10.23.2011

lettera a un bambino non ancora morto

la gente muore. chi sta intorno alla gente che muore un pochino muore dentro quando gli arriva la notizia. ovvio che la gente non vive solo con le persone che gli sono vicine. non sempre almeno. la gente vive anche nelle immagini e nelle parole, cioè dentro i racconti. e le storie che sono dietro a chiunque valgono la pena di essere raccontate. per questo tutti valgono almeno cento lacrime di base. anche le persone più cattive, perché non c'è nessun uomo che può dire quante lacrime vale veramente una persona e neanche dio. che poi anche se ci fosse dio alla fine chissenefrega a noi non ci cambia niente nella nostra vita. l'errore più grande che possiamo fare è decidere per tutti che questi morti valgono cento lacrime e questi altri invece valgono mille lacrime e questi altri ancora, solo cinque lacrime. possiamo dirlo per noi stessi, ma non possiamo farlo per tutti, non possiamo pretendere, tanto anche questo genere di pretese non ci porterebbe mai a niente di meglio. come dio, anche. 
tu invece, quando muore qualcuno, ricordalo e portatelo dietro, perché la memoria funziona così: è come avere tutto il paradiso in un astuccio, dove tutte le persone morte che ti piacciono vivono nelle tue storie e nei tuoi racconti per sempre. fai come fa il canguro, metti il tuo passato e il tuo futuro in un astuccio dentro la pancia e rimbalza.